Madonna della Misericordia,1412

Madonna della Misericordia,1412Battista da Vicenza e bottega
(Vicenza 1375 08.-1438)
Madonna della Misericordia,1412
tempera su tela; 167 x 255 cm
iscrizioni:
alla base M.CCCC.XII HOC OPUS FECIT FIERI FRATALEA BEATAE MARIAE SEMPER VIRGINIS ET SANCTORUM APOSTOLORUM;
intorno alla corona MARIA GRATIE MATER;
sulla cintura SOLVE VINCLARA REIS.
provenienza: Vicenza, oratorio dei Proti
IPAB di Vicenza, inv. n. 988
SBAS del Veneto, cat. gen. n. 05/001772

Con testamento del 1412 Giampietro Proti istituì un ospizio per nobili decaduti intitolato a «Madona Sancta Maria Misericordio­sa», e dispose che venisse realizzata per quel luogo una tavola in cui «fosse penta Madona Sancta Maria, che sia grande [...] habia uno mantelo grande de color azuro averto, et ella staga averta cum i brazi per redur soto al so mantelo molti pecadori segondo usanza cum la si pente». Anche se non tutte le pre­scrizioni del donatore sono state rispettate, il dipinto è stato concordemente identificato con la grande ancona centinata, che ancora oggi si conserva sulla parete laterale destra dell'oratorio dei Proti e che reca nell'iscri­zione la data 1412. I commit­tenti dell'opera fecero realizzare, diversa­mente da quanto prescritto da Giampietro, un unicum iconografico, ponendo sotto il mantello della Vergine incorona­ta, non già i peccatori, ma dodici santi, pro­babilmente gli apostoli, e quattro flagellanti, identificabili con i membri della confrater­nita dei Battuti, intitolata alla Vergine Maria e ai Santissimi Apostoli, che ebbe ben pre­sto un ruolo importante nella gestione del­l'ospizio e che, nell'iscrizione alla base del dipinto, figura aver commissionato l'opera. La particolare rigidità della figura e la fissità dello sguardo della Vergine, come la sproporzione dei devoti affollati sotto il manto, conferiscono un carattere arcaico all'imma­gine che tuttavia sembra imposto da un'ico­nografia ormai consolidata secondo precisi canoni. Nel volto ieratico della Vergine da­gli occhi allungati e dalle ampie sopracciglia, anche se sciupato e appesantito da antichi ritocchi, non è difficile però riconoscere le tipiche fisionomie delle numerose Madonne in trono di Battista, e in particolare di quella della tavola del Museo Civico di Vicenza da­tata al 1412. Nelle più sciolte figurine degli oranti si colgono consonanze più strette con la ma­niera del maestro, soprattutto nella tipologia dei volti rotondi dalle capigliature mosse, e nella posa degli angeli oranti. Poco rimane della calligrafica resa dei particolari tipica di Battista, che è possibile ritrovare ancora nel­le parti meglio conservate, come in alcuni volti e nel bel bordo dorato del manto chiu­so da un fermaglio e rifinito da profili neri, secondo una tecnica adottata frequente­mente dal maestro vicentino. Anche i decori delle stoffe rimandano a tipologie trecente­sche di matrice lagunare ricorrenti nei di­pinti di Battista: il motivo a piccola melagra­na della veste rossa richiama infatti quello a maglie del velario teso dietro la Madonna in trono del Museo Civico di Vicenza. Tuttavia la resa corsiva di alcune figure e soprattutto la goffa esecuzione delle mani degli oranti suggerisce per quest'opera una collaborazione della bottega. Datato al 1412 il dipinto si colloca nella fase tarda dell'attività di Battista da Vicenza, in prossimità della citata tavola del museo che reca la stessa data. La sua pittura diviene qui un po' stanca, ma sembra restare fedele ai suoi primi modelli, rappresentati da Lorenzo Veneziano, Jacobello di Bonomo e, come ricordato, da Martino da Verona, dimo­strandosi in ogni caso estranea alle emergen­ti novità gotico internazionali importate a Vicenza da Michelino da Besozzo nel primo decennio del Quattrocento.

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